La teoria dei germi e la teoria della mia mamma
Roberto Ligugnana
Grazie alle intuizioni ed alla genialità di Spallanzani, Semmelweis, Pasteur, Lister e Kock, a metà del 19° secolo fu definita la teoria dei germi che provocano malattie. Secondo questo paradigma, organismi microscopici possono diffondersi da persona a persona, invadere i loro corpi e causare malattie sino anche alla morte.
Nei 150 anni successivi la teoria dei germi si è dimostrata un importante contributo della scienza alla pratica della medicina.
La mia mamma non era però stata messa al corrente, o quantomeno solo in parte, di queste nuove idee.
Io sono cresciuto nella convinzione che le malattie venivano dal non essere sufficientemente coperto quando faceva freddo, o dall’essere eccessivamente coperto quando faceva caldo. Se uscivo con i capelli bagnati, era da prevedere una malattia in arrivo. Lo stesso valeva se avevo i piedi bagnati nella neve o nella pioggia.
Anche le bevande e gli alimenti erano determinanti per la mia salute. D’estate erano vietate le bevande troppo fredde e d’inverno le bevande o le zuppe troppo calde. Il ghiaccio costituiva sempre una pubblica minaccia. Il tè caldo con il miele era curativo (il tè ghiacciato non esisteva, ma sarebbe stato messo al bando). Orribili, nauseabondi sapori degli sciroppi contro la tosse (come il famoso sciroppo Famel) mi facevano scappare di casa od almeno rifugiarmi sotto il tavolo per non essere raggiunto. Gli impacchi di mentolo o di latte, uova e miele, sei strati di coperte e inalazioni di vapore trattavano tutte le malattie che riguardavano la parte superiore del mio corpo.
Per quanto riguarda la parte inferiore del mio corpo, a seguito di cadute e conseguenti “sbucciature”, il terribile alcool “bruciava” e la mamma vi soffiava sopra per lenire il dolore. Veniva poi applicato il mercurio-cromo che oggi è considerato un veleno.
Verso la fine della mia infanzia, tanti anni orsono, anche la mia mamma è stato informata sulle teorie di Semmelweis e sul pericolo rappresentato dal diffondersi dei germi con le mani. E’ iniziata così per me una nuova era per la quale dovevo lavarmi le mani prima di ogni pasto, dopo l’uso dei servizi igienici, prima della merenda pomeridiana, al ritorno dalla partita di pallone o di pallacanestro e così via.
Nella mia infanzia mi sono dovuto lavare le mani così tante volte che, statisticamente, potrei farne a meno anche se dovessi vivere sino a 100 anni. Tutto questo grazie a Pasteur e compagni.