Nota Applicativa Glossario N.16 – Glossario Chimica Analitica
ACCREDITAMENTO:
L’accreditamento del laboratorio è il formale riconoscimento da parte di un organismo ufficiale che il laboratorio è competente ad effettuare analisi specifiche o tipi d’analisi specifiche. Il riconoscimento può riguardare la competenza tecnica e l’imparzialità nell’effettuare le analisi, ma anche solo la competenza.
ACCURATEZZA:
Concordanza tra la migliore stima (statistica) di una grandezza e il suo valore vero (o valore reale); non ha valore numerico.
AFFIDABILITÀ:
“Reliability” è attendibilità.
AFFIDABILITÀ STRUMENTALE:
Espressione utilizzata di norma con riferimento alla frequenza dei guasti strumentali.
ALIQUOTA:
Porzione misurata di un intero, avente composizione omogenea e uguale a quella dell’intero da cui è tratta. Termine generale, che si riferisce a qualsiasi soluzione, campione, miscela, eccetera.
ANALISI IFENATE:
Basate sull’accoppiamento di più tecniche strumentali: due esempi sono la cromatografia liquida con rivelazione elettrochimica (LC-EC) o la gascromatografia con rivelazione mediante spettrometria di massa (GC-MS).
ANALISI QUALITATIVA:
Analisi effettuata per identificare i componenti di un ècampione o miscela.
ANALISI QUANTITATIVA:
Analisi effettuata per ottenere la media numerica di misure di uno o più è analiti ad un livello di confidenza richiesto.
ANALISI di SPECIAZIONE:
Il processo d’identificazione e quantificazione delle diverse specie, forme o fasi in cui un elemento occorre in un materiale.
ANALISI di ULTRATRACCE:
Il termine “ultratracce” si riferisce normalmente ad analisi di è analiti al di sotto di 1 mg Kg-1 o 1 mg L-1.
ANALITA:
Qualunque è componente da misurare (attraverso un’analisi).
Qualunque specie che diventa oggetto di una analisi qualitativa o quantitativa.
Costituente di un campione che deve essere sottoposto a misurazioni quantitative o identificato qualitativamente.
ASSICURAZIONE QUALITA’:
Tutte le azioni sistematiche e pianificate necessarie ad ottenere un’adeguata confidenza nei risultati di un’analisi è garanzia qualità.
ATTENDIBILITÀ:
Termine complessivo riferito ad un metodo analitico (o affidabilità), inclusivo della è precisione, è accuratezza, è specificità e è sensibilità. Tanto maggiore è l’attendibilità di un metodo, tanto più esso sarà utile dal punto di vista analitico.
BUONA PRATICA DI LABORATORIO:
La buona pratica di laboratorio riguarda il processo di organizzazione e le condizioni in cui gli studi di laboratorio vengono programmati, eseguiti, controllati, registrati e resi noti.
“BIANCO”
Soluzione (o matrice o campione) contenente tutti i componenti presenti nel campione in esame eccetto l’analita d’interesse. Il bianco ideale è costituito dalla stessa matrice in cui è contenuto l’analita di interesse per cui si può costituire un bianco usando la matrice, in cui probabilmente c’è l’analita, non mettendo un reagente. In questa maniera si può ottenere il segnale relativo alla “concentrazione zero” di analita. L’analisi del bianco nelle titolazioni volumetriche consente, per esempio, di correggere l’errore connesso al volume di titolante necessario per far virare l’indicatore colorimetrico stesso.
Una misurazione od osservazione in cui il campione e sostituito da matrice simulata: le restanti condizioni devono essere identiche a quelle di analisi del campione. Così, il bianco può essere utilizzato per correggere gli effetti del fondo e per tenere conto dell‘analita che non proviene dal campione ma che può essere introdotto durante l‘analisi, cioè dai reagenti o dall‘ambiente.
BIAS:
Grandezza dell’errore che si ottiene utilizzando un sistema di valutazione del bias (misura statistica il cui valore aspettato non è uguale a quello della popolazione statistica) uguale alla differenza tra la media del sistema di valutazione (migliore stima) e il valore vero. è Inaccuratezza; è errore sistematico.
CALIBRATORE:
è Materiale di calibrazione.
CALIBRAZIONE:
Serie d’operazioni che stabiliscono, in condizioni specifiche, la relazione tra i valori di quantità indicate da uno strumento di misura o da un sistema di misura, o i valori rappresentati da misure materiali o da un materiale di riferimento ed i corrispondenti valori ottenuti per mezzo dei campioni.
Procedimento mediante il quale si mette in rapporto il valore letto sullo strumento (la lettura strumentale) con la grandezza che s’intende misurare.
Spesso viene elaborato un grafico (curva o retta di calibrazione), o calcolata un’equazione (y = mx + q), mettendo in relazione la concentrazione dell’analita standard con il segnale.
CAMPIONAMENTO:
Procedura per ottenere aliquote statisticamente significative da materiali (campioni) sia eterogenei che omogenei.
CAMPIONE:
Materiale da analizzare contenente diversi e numerosi componenti/analiti.
CAMPIONE ANALITICO (aliquota):
Porzione del campione impiegata per l’effettuazione dell’analisi.
CAMPIONE BIOLOGICO:
Campione prelevato al paziente (specimen).
Campione casuale:
Campione ottenuto prendendo porzioni a caso dell’intero lotto di campione da analizzare.
Campione composito:
Campione rappresentativo preparato da un materiale eterogeneo. Se il materiale consiste di regioni distinte, il campione composito è ottenuto prendendo porzioni da ciascuna regione, con quantità relative proporzionali alla dimensione della regione stessa.
CAMPIONE DI CONTROLLO:
Campione che è analizzato esclusivamente a scopo di controllo di qualità, e non per calibrazione.
Campione eterogeneo:
Campione non uniforme in tutta la sua estensione.
CAMPIONE IN ESAME:
II tipo di materiale disponibile per l’analisi. Esempi: campione di sangue, campione di siero, campione d’urine, campione di latte, di grano, eccetera.
Campione omogeneo:
Campione che ha la stessa composizione in ogni sua parte.
CAMPO ANALITICO:
è Intervallo analitico.
CHIMICA ANALITICA:
La disciplina scientifica che sviluppa e applica metodi, strumenti e strategie per ottenere informazioni sulla composizione e natura della materia nello spazio e nel tempo.
CIFRE SIGNIFICATIVE:
Le cifre significative sono il minimo numero di cifre richieste per esprimere un valore in notazione scientifica senza alcun aumento di è incertezza (perdita di accuratezza). Di solito sono determinate dalla è incertezza (dispersione, variabilità) della misura dello strumento.
COEFFICIENTE DI CORRELAZIONE:
Il coefficiente di correlazione (r, elaborato da Pearson e compreso tra 1 e 0) indica il grado di associazione lineare: più r = 1 più la correlazione è lineare. Viene quindi evidenziato che vi è una associazione lineare, ma non si può dire che esista una legge tra le due variabili e quale sia.
Si può calcolare un coefficiente di correlazione per una retta di calibrazione allo scopo di accertare il grado di correlazione tra la variabile strumentale misurata e la concentrazione del campione.
COEFFICIENTE DI REGRESSIONE:
Il coefficiente di regressione (R2) è compreso tra 1 e 0. Tanto più R2 tende ad 1, tanto più l’equazione lineare ricavata dal metodo dei è minimi quadrati tende a rappresentare la relazione tra X e Y (i punti sperimentali giacciono completamente sulla retta, senza è scarti). è regressione.
COEFFICIENTE DI VARIAZIONE:
è Deviazione standard relativa.
Moltiplicato per 100, il rapporto tra la deviazione standard e la media viene denominato coefficiente di variazione.
Formula: CV = RSD 100 = s/X 100
COMPONENTE:
Qualsiasi costituente del campione in esame misurato a scopo diagnostico. Può essere un elemento, uno ione, un composto, una sostanza, un fattore, un agente di infezione, una cellula, un organello; o una attività enzimatica, ormonale o immunologica; o una sostanza o proprietà di cui si debbano misurare la concentrazione, I’attività, I’intensità o altre caratteristiche.
CONCETRAZIONE:
L’espressione della quantità di una sostanza (soluto) per unità di volume o unità di massa di solvente o soluzione. Misure comuni della concentrazione sono la molarità (mol/L) e la molalità (mol/kg di solvente).
CONTAMINAZIONE:
Introduzione non intenzionale dell’analita/degli analiti o altre specie che non erano presenti nel campione originale e possono causare un errore nella determinazione. Questo può avvenire in ogni stadio dell’analisi e le procedure di è assicurazione qualità, come l’analisi di “soluzioni del è bianco” o di materiale di riferimento, dovrebbe consentire di ridurre tale problema.
CONTROLLO:
è Materiale di controllo.
CONTROLLO DI CALIBRAZIONE:
L’insieme delle procedure di è controllo di qualità che consentono di verificare la corretta calibrazione di un sistema analitico prima dell’avvio del processo analitico. Queste procedure sono regolate dalle norme ISO (es. 9001) e dalla è Buona Pratica di Laboratorio (BLP o GLP).
CONTROLLO DI QUALITÀ:
L’insieme di tutte le procedure che consentono di garantire la qualità dell’aspetto tecnico del prodotto “analisi di laboratorio”, cioè la qualità del processo analitico. Tra le procedure vi è la costruzione di grafici, es. della concentrazione dello è standard di controllo in funzione dei giorni d’analisi, chiamate Carte di Controllo.è Vedi in specifico le voci successive.
CONTROLLO DI QUALITÀ IN CHIMICA CLINICA:
Studia gli errori di pertinenza del laboratorio e impiega delle procedure per misurarli e ridurli al minimo. II controllo di qualità inteso in senso lato come è assicurazione di qualità deve occuparsi di tutte le cause di errore che possono intervenire dal momento della programmazione dell’analisi al momento dell’utilizzazione del referto. Pertanto la responsabilità del laboratorio deve estendersi dalla fase del prelievo a quella della refertazione e includere, quindi, tutta la fase organizzativa.
CONTROLLO DI QUALITÀ ESTERNO:
Espressione sconsigliata. Vedere l’espressione consigliata è valutazione esterna della qualità.
Procedimento che impiega i risultati di diversi laboratori che analizzano gli stessi campioni al fine di valutare I’ efficienza generale del laboratorio, I’attendibilità dei metodi impiegati e, più in generale, lo stato dell’arte.
CONTROLLO DI QUALITÀ INTERNO:
Procedimento basato sull’impiego di risultati ottenuti all’interno del laboratorio.
L’insieme delle procedure di è controllo di qualità eseguite quotidianamente, per tutti gli analiti, a più livelli di concentrazione per ciascun analita, al fine di ottenere unsegnale d’allarme immediatamente al verificarsi di un è errore nella serie analitica, e di misurare la è Imprecisione e la è inaccuratezza del metodo analitico.
Elementi del Controllo di Qualità Interno: Analisi di materiale di riferimento e/o standard di misura; Analisi di campioni “ciechi”; Analisi di bianchi; Analisi di campioni ottenuti con il metodo della aggiunta standard; Analisi di campioni in doppio; Uso di campioni di controllo e carte di controllo.
CONTROLLO DI QUALITÀ INTERNO ALLARGATO:
Procedura di controllo di qualità consistente nella elaborazione complessiva dei risultati del controllo di qualità interno provenienti da laboratori che utilizzano tutti lo/gli stesso/i materiali di controllo.
CONTROLLO DI SISTEMA (TARATURA):
Procedura di è controllo di qualità che prevede il controllo, prima dell’avvio del processo analitico, delle funzioni meccaniche, ottiche e/o elettroniche del sistema analitico. Non comporta I’utilizzo di materiali di controllo. Un esempio di controllo di sistema è il controllo delle lunghezze d’onda di uno spettrofotometro mediante filtro d’olmio.
CONTROLLO DI VALIDITÀ:
Procedura di controllo di qualità che consente di verificare la corretta esecuzione d’ogni singolo test mediante un controllo cablato nel test stesso (esempio: controllo positivo e/o negativo incluso nei test immunoenzimatici su striscia). II controllo di validità è prevalentemente orientato alla rilevazione degli è sbagli. (usato in senso più ampio anche il termine è Validazione).
CQ:
Sigla utilizzata per indicare è il controllo di qualità.
CQA:
Sigla utilizzata per indicare è il controllo di qualità interno allargato.
CQI:
Sigla utilizzata per indicare è il controllo di qualità interno.
CORRELAZIONE:
L’analisi della correlazione consente di studiare il grado di associazione fra due variabili (retta di calibrazione).
CV:
Sigla utilizzata per indicare è il coefficiente di variazione.
DATO ABERRANTE:
è Risultato aberrante.
DEVIAZIONE STANDARD (s, s):
La misura di dispersione di una distribuzione gaussiana (è imprecisisa)
DEVIAZIONE STANDARD RELATIVA:
Rapporto tra la deviazione standard e la media di una distribuzione gaussiana. La deviazione standard relativa consente di rendere confrontabili tra loro le deviazioni standard corrispondenti a medie diverse. Moltiplicato per 100, il rapporto tra la deviazione standard e la media viene denominato coefficiente di variazione.
Formula: RSD = s/X
DISTIBUZIONI DI FREQUENZA:
Le distribuzioni di frequenza più utilizzate sono:
– distribuzione di Gauss o Normale
– distribuzione di Poisson
– distribuzione binomiale
Nell’ambito della chimica analitica, per un numero limitato di dati, viene usata la distribuzione di Gauss. In studi radiochimici si usa generalmente la distribuzione di Poisson.
DISTRIBUZIONE DI RIFERIMENTO:
Distribuzione dei valori di riferimento; il tipo di distribuzione statistica va controllata adeguatamente nella pratica.
EFFICIENZA CLINICA DI UN TEST:
Percentuale di tutti i risultati veri (positivi e negativi) ottenuti applicando il test ad una popolazione comprendente persone sane ed individui malati.
ERRORE:
Differenza tra una singola stima di una grandezza e il suo è valore vero.
Questa differenza o deviazione (positiva o negativa) può essere espressa sia nelle unità in cui è misurata la grandezza, sia come percentuale del valore vero. Se il valore vero non è conosciuto, la differenza può essere espressa come deviazione da un è valore assegnato. Ripetendo più volte una misura, è possibile pervenire ad una migliore caratterizzazione dell’errore: è errore casuale; è errore sistematico.
ERRORE CASUALE:
Errore inevitabile in ogni sistema di misura, dovuto alle cause più svariate e non sempre individuabili.
L’errore per cui, nel caso di misure replicate della stessa grandezza, le singole misure differiscono casualmente, cioè senza nessuna regola apparente al succedersi delle misure stesse, tra loro. L’errore casuale viene stimato dalla è imprecisione.
ERRORE GROSSOLANO:
Errore di notevole entità non attribuibile ad imprecisione analitica o strumentale, dovuto, in genere, a disattenzione dell’operatore (confusione tra campioni, o tra reagenti, errori di calcolo, ecc.). è Sbaglio.
ERRORE SISTEMATICO (Bias):
Errore dovuto a cause note o comunque individuabile che falsa tutti i risultati in senso positivo o in senso negativo. L’errore per cui un insieme di misure ripetute della stessa grandezza, preso come un tutt’uno, si discosta dal è valore vero.
L’errore sistematico viene stimato dalla è inaccuratezza e si esprime come:
Bias = errore assoluto (Ea) = valore ottenuto – valore vero = X - µ
Errore relativo (Er) = (errore assoluto/valore vero)= Ea/µ
Per errore relativo percentuale (Er%) si intende invece la seguente relazione:
Er% = (errore assoluto/valore vero) x 100
ESATTEZZA:
Vicinanza (accuratezza) dell’accordo tra il valore medio ottenuto da un serie ampia di risultati di analisi e il valore di riferimento accettato (Dal Compendium IUPAC per la Chimica Analitica) è Accuratezza.
L’esattezza può essere valutata mediante analisi di uno o più materiali di riferimento certificati (CRM). Questi devono avere una composizione il più possibile simile a quella dei campioni reali in esame.
Procedura: eseguire 10 analisi replicate del bianco e di un materiale di riferimento con il metodo da validare; se necessario, sottrarre il valore medio del bianco dal valore medio del materiale di riferimento; confrontare il risultato ottenuto con quello vero o assunto come tale.
:
Quella parte del segnale che non deriva dall’analita stesso è Bianco. Contributi specifici derivati dallo strumento, dai reagenti aggiunti e dalla matrice si possono, volendo, determinare separatamente.
Garanzia di QUALITà (GQ o QA):
["Quality assurance"] Tutte le azioni sistematiche e pianificate, entro il sistema qualità, necessarie ad ottenere un’adeguata confidenza nei risultati di un’analisi, in quanto ogni entità (un’attività o un processo) soddisfa le richieste della qualità. Con l’applicazione della GQ, in accordo alla EN 17025:2000, tutto il lavoro del laboratorio diventa più trasparente ed è possibile non solo correggere ma anche non fare ed eliminare errori, dando affidabilità nel laboratorio, internamente a chi lo gestisce ed esternamente agli utenti o altri. Elementi della GQ: Ambiente adatto per il laboratorio; Strumentazione adatta, controllata e calibrata; è Controllo di qualità interna ed esterna; Personale attento e preparato, anche mediante appositi corsi; Metodi validati e documentati; Controllo delle procedure e loro scrittura in rapporti; è Riferibilitàdei risultati; Controllo di verifica ispettiva (“Audit”) interno e revisione delle procedure; Elenco di reagenti, calibratori, standard di misura e materiali degli archivi; Procedimenti per insegnamento al personale e mantenimento degli archivi.
GAUSS:
Distribuzione simmetrica dei dati, detta anche normale perché la probabilità totale è uguale a uno.
GRADI DI LIBERTà (n):
Numero delle misure (N) meno le relazioni che le legano. Solitamente n = N-1 come per la è deviazione standard, perché la sommatoria degli è scarti è zero (åxi – X = 0).
GRUPPO CAMPIONE DI RIFERIMENTO:
Gruppo costituito da un adeguato numero d’individui estratto dalla popolazione di riferimento, in grado di rappresentare convenientemente (dal punto di vista statistico) la popolazione stessa.
HACCP:
L’attuale normativa comunitaria relativa all’igiene degli alimenti sancisce il principio per cui solo gli alimenti che non presentano rischi per la salute possono essere immessi sul mercato e prevede l’attivazione di un sistema di controlli basato sulle verifiche sistematiche effettuate nei punti critici delle filiere alimentari: “Hazard analysis and critical control points” (HACCP) che consentono di individuare tempestivamente gli eventuali inconvenienti che possono verificarsi in un dato percorso produttivo e di prendere decisioni adeguate per porvi rimedio, in relazione alla gravità dell’evento.
IMPRECISIONE:
Misura di dispersione di un insieme di misure ripetute. Nel caso di una distribuzione gaussiana come misura di dispersione viene utilizzata la è deviazione standard. è necessario indicare il valore medio e il numero delle repliche, e descrivere il piano sperimentale in modo che altri operatori lo possano ripetere. Ciò è particolarmente Importante qualora si utilizzi un termine specifico per indicare un particolare tipo d’imprecisione: ad esempio tra laboratori, nel giorno, tra giorni.
è Deviazione standard o è coefficiente di variazione dei risultati di un certo numero (almeno 10) di misure ripetute su campioni identici nella stessa serie analitica o fra le serie analitiche (il tipo di procedimento deve essere specificato).
INACCURATEZZA:
Differenza fra il valore vero e la media di un insieme di repliche.
Differenza numerica tra la misura di posizione di un insieme di misure ripetute (la media nel caso di una distribuzione gaussiana) e il valore vero. La differenza, positiva o negativa, può essere espressa sia nelle unità in cui la grandezza è misurata (è errore assoluto, bias), sia come percentuale del valore vero (è errore relativo).
INCERTEZZA:
Incertezza è dispersione (variabilità) della misura dello strumento che può influire sul numero di cifre significative necessarie per definire il valore numerico della misura stessa.
Parametro associato al risultato di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei valori che possono ragionevolmente essere attribuiti al è misurando. Il parametro può essere ad esempio, una è deviazione standard (o un dato multiplo di questa) o la metà ampiezza di un intervallo di confluenza determinato.
Si intende che il risultato di una misurazione è la migliore stima del valore del misurando, e tutte le componenti dell’incertezza, incluse quelle che nascono dagli effetti sistematici, come le componenti associate alle correzioni ed ai campioni (standard) di riferimento, contribuiscono alla dispersione.
INTERFERENZA:
Effetto indesiderato (possibile) di un componente sulla èaccuratezza della misura di un altro componente.
Si definisce interferenza ogni effetto che modifica il segnale quando la concentrazione dell’analita rimane invariata. L’interferenza può essere corretta eliminando il fenomeno che la produce o usando standard che siano soggetti alla stessa interferenza.
INTERVALLO:
Differenza tra il più grande e il più piccolo dei dati sperimentali o misure.
INTERVALLO ANALITICO:
Intervallo di concentrazione, o altra grandezza del campione, nel cui ambito il metodo è applicabile senza alcuna modifica. Di solito vi è una relazione lineare tra segnale e concentrazione.è linearità.
INTERVALLO DI CONCENTRAZIONE UTILIZZABILE:
L’intervallo di concentrazione utile di un metodo analitico, è quello compreso tra la concentrazione più bassa alla quale si possono fare misure quantitative (è LOQ, limite di misurazione quantitativa) e la concentrazione alla quale la curva di calibrazione devia dalla linearità (è LOL, limite di linearità). Il limite inferiore per misure quantitative viene generalmente assunto come uguale a dieci volte la deviazione standard quando la concentrazione di analita è pari a zero. Per essere utile un metodo analitico dovrebbe avere un intervallo di risposta relativo ad almeno due ordini di grandezza di concentrazione. Alcuni metodi analitici sono utilizzabili in un intervallo di concentrazione che varia da cinque a sei ordini di grandezza.
INTERVALLO DINAMICO:
Esprime l’intervallo di concentrazione nel quale il segnale varia con la concentrazione: i limiti inferiore e superiore del intervallo dinamico corrispondono rispettivamente allimite di rilevabilità e alla più alta concentrazione alla quale un incremento di concentrazione produce ancora un incremento di segnale. L’intervallo dinamico è definito dal rapporto tra limite superiore e limite inferiore.
INTERVALLO DINAMICO LINEARE
Intervallo di concentrazione in cui il segnale varia linearmente con la concentrazione, cioè all’interno del quale la è sensibilità è costante a più o meno un certo valore (normalmente il 5%).Il limite superiore dell’intervallo lineare è definito per mezzo di grafici di linearità, che riportano la sensibilità in funzione della concentrazione.
INTERVALLO DI FIDUCIA
Intervallo in cui poter assumere ragionevolmente che in esso sia compreso il valore vero. I suoi limiti estremi sono chiamati limiti dell’intervallo di fiducia. La probabilità che il valore atteso di un parametro stimato sia incluso in un intervallo stimato del parametro stesso si chiama livello di fiducia. Si può esprimere come:
µ = X ± ks oppure µ = X ± t s
in cui il parametro t è la cosiddetta è t di Student e viene scelto tra quelli tabulati in funzione del numero di gradi di libertà e del livello di fiducia prescelto.
INTERVALLO DI RIFERIMENTO:
Intervallo tra due valori di riferimento della grandezza, derivati opportunamente dalla distribuzione di riferimento ed impiegati sia a scopo descrittivo che a scopo interpretativo.
INTERVALLO INTERQUARTILE: Intervallo che raggruppa una certa percentuale dell’insieme dei dati ottenuti: es. intervallo interquartile del 50% è l’intervallo formato dal 50% dei dati centrali dell’insieme totali dei dati.
IPOTESI NULLA:
Nell’applicazione di tests statistici si parte dal presupposto che la differenza da valutare tra i parametri non sia significativa (ipotesi nulla) e quindi è spiegabile sulla base dei soli errori casuali. Nel caso di confronto tra valore medio e valore accettato (valore vero) si assume per ipotesi che la differenza tra i due valorinon sia significativa, cioè che
X = µ
Si può utilizzare un t-test per calcolare la probabilità che la differenza osservata dipenda solo dagli errori casuali.
LETTURA STRUMENTALE:
Valore (espresso in una qualsiasi scala numerica) del segnale fornito da uno strumento o dispositivo analitico.
LIMITE DI LINEARITA’ (LOL o LdL):
è Intervallo di concentrazione utilizzabile. Concentrazione alla quale la retta di calibrazione devia dalla linearità (limite di linearità o di risposta lineare).
LIMITE DI MISURAZIONE QUANTITATIVO (LdQ o LOQ):
Negli ultimi 50 anni il limite di misura quantitativo è stato ridotto di un fattore di 1015 circa, anche se è ben chiaro al chimico analitico che più piccola è la quantità da ricercare, più grande è la inaffidabilità del risultato analitico. Più si riduce il limite di rivelabilità e quantificazione, più è valido il principio di Heisenberg: “Le misure fatte al livello più basso della scala sono realizzabili solamente a spese di una maggior imprecisione”. è Intervallo di concentrazione utilizzabile. La regione oltre 10sb è dettaregione di quantificazione (nella quale è corretto fornire un valore). A sua volta, 10sb è detto limite di quantificazione (LdQ).
Tutte queste considerazioni ovviamente sono valide partendo dall’assunto che la deviazione standard del bianco e del campione siano simili, e ciò può essere ritenuto vero, soprattutto alle basse concentrazioni, nell’intorno del è limite di rivelabilità.
Una concentrazione pari a 10sb, infine, può essere presa come riferimento per ricercare sperimentalmente il limite di rivelabilità che consenta di ottenere un risultato con la precisione e l’esattezza desiderata. In pratica, si tratta di preparare uno standard a concentrazione 10sb, di sottoporlo ad analisi più volte, di determinare l’intervallo di fiducia del risultato, di esprimerlo come percentuale sul risultato e, infine, di controllare che questo sia inferiore o pari all’esattezza desiderata. Se esso risulta maggiore, si ripete la serie di misure su una concentrazione più alta.
LIMITE DI RIVELAZIONE O RILEVABILITÀ (LdR o LOD):
La più piccola quantità di analita sicuramente distinguibile dal segnale del bianco in un singolo procedimento e che può anche non essere quantificato come valore esatto.
II più piccolo valore di concentrazione di un analita che, con un livello di probabilità prestabilito (di solito 2 o 3 volte s, cioè è deviazione standard, o 3 volte il è rapporto segnale/disturbo), può essere differenziato dalla concentrazione zero (assenza di analita o di un reagente). II limite di rivelazione definisce la concentrazione a partire dalla quale ha significato esprimere i risultati in termini quantitativi.
La definizione qualitativa più comunemente accettata di limite di rilevabilità è quella della concentrazione o del peso minimo di analita che può essere rivelato ad un livello di confidenza noto. Questo limite dipende dal rapporto tra il valore del segnale analitico e quello delle fluttuazioni statistiche nel segnale del bianco. In altre parole non è possibile la rivelazione certa del segnale analitico a meno che esso sia superiore a quello del bianco per il multiplo k delle variazioni nel segnale del bianco dovute ad errori casuali. In questo modo avvicinandosi al limite di rivelabilità, il segnale analitico tende al segnale medio del bianco Sb. Il più piccolo segnale analitico rivelabile Sm viene allora definito come la somma del segnale medio del bianco Sb più un multiplo k della deviazione standard del bianco. In altre parole, in accordo a quanto raccomandato dalla IUPAC:
Sm = Sb + k sb
Sperimentalmente Sb può essere determinato eseguendo 20-30 misure del bianco, preferibilmente durante un lungo periodo. I dati così ottenuti vengono poi elaborati dal punto di vista statistico per ottenere Sb e Sm.
Un diverso metodo, più accurato, prevede che si prepari una serie di n soluzioni che abbiano una concentrazione dell’analita vicina al limite di rivelabilità presunto e (n+1) soluzioni di bianco. Si effettua poi la lettura del segnale con una sequenza del tipo: bianco-campione-bianco-campione…..
A ogni segnale relativo al campione si sottrae la media dei valori dei due bianchi laterali (il precedente e il successivo). Poi si calcola la media (x) e la deviazione standard (s) delle misure corrette.
Il limite di rivelabilità (LdR) sarà dato da: LdR= [(2 s)/ x] Cst dove Cst è la concentrazione dello standard.
Il limite di rivelabilità è fissato ad una distanza dal valore medio del bianco pari a 3 sb (misure inferiori a 3sb corrispondono all’assenza di analita); La regione fra 3sb e 10sb è detta regione di rivelabilità (le misure in quest’intervallo portano a un responso del tipo: “rivelabile, ma non dosabile”).
LINEARITà:
capacità di ottenere, entro un certo intervallo, dei risultati dell’analisi conformi ad una regressione lineare: y = mx + c dove m e c sono costanti.
MATRICE:
La frazione di campione chimicamente diversa dall‘analita.
MATERIALE CERTIFICATO:
Materiale le cui caratteristiche sono certificate da un organismo ufficiale
MATERIALE DI CALIBRAZIONE O STANDARD:
Materiale impiegato per la è calibrazione di un sistema analitico. Un materiale di calibrazione non può essere utilizzato a scopo di controllo.
MATERIALE DI CALIBRAZIONE PRIMARIO O SOLUZIONE STANDARD PRIMARIA:
Materiale impiegato per la calibrazione di un sistema analitico e la cui concentrazione è determinata esclusivamente sciogliendo una quantità pesata di un materiale standard primario in un volume o peso prestabilito di un solvente appropriato.
MATERIALE DI CALIBRAZIONE SECONDARIO O SOLUZIONE STANDARD SECONDARIA:
Materiale impiegato per la è calibrazione di un sistema analitico e la cui concentrazione è stata determinata mediante analisi con un metodo analitico avente èinaccuratezza nota.
MATERIALE DI CONTROLLO O SOLUZIONE DI CONTROLLO:
Materiale usato per effettuare il è controllo di qualità. Un materiale di controllo non può essere utilizzato a scopo di calibrazione.
MATERIALE DI RIFERIMENTO (MR):
Materiale o sostanza di cui un (o più) valore(i) della(e) proprietà è(sono) sufficientemente omogeneo(i) e così ben stabilito(i) da permetterne l’utilizzo per la taratura di uno strumento, la messa a punto di un metodo di misura, o l’assegnazione di valori ai materiali.
MATERIALE DI RIFERIMENTO CERTIFICATO (MRC):
Materiale di riferimento, accompagnato da un certificato, di cui un (o più) valore(i) della(e) proprietà è (sono) certificato(i) mediante una procedura che stabilisce la riferibilità di un’accurata attuazione dell’unità in cui i valori della proprietà sono espressi, e per la quale ogni valore certificato è accompagnato da un grado d’incertezza ad un livello di confidenza indicato.
MATERIALE STANDARD PRIMARIO O STANDARD PRIMARIO:
Sostanza di composizione chimica nota e di purezza sufficiente per consentirne l’impiego nella preparazione di un materiale di calibrazione primario.
MEDIA:
La misura di posizione di una distribuzione gaussiana:
Formula: X = (Si xi)/N
MEDIA TRONCATA:
Media dei valori centrali, escludendo gli estremi (es. 10% dei dati ). è meno sensibile ai è dati aberranti.
MEDIANA:
La mediana è il valore al di sopra e al di sotto del quale esiste lo stesso numero di valori. Nel caso di un numero dispari di punti, la mediana è il valore intermedio. Perciò 3 rappresenta la mediana tra 1, 2, 3, 7, 8. Nel caso di numero pari di punti, la mediana è il valore che si trova a metà tra i due valori centrali (la media dei due valori centrali), se le misure sono 1, 3, 4, 5, 7, 8 la mediana è 4,5 cioè (4 + 5)/2. La mediana è spesso usata nelle determinazioni ambientali perché minimizza l’errore casuale.
METODO ANALITICO:
Insieme d’istruzioni dettagliate su procedimenti, materiali e strumenti necessari all’operatore per ottenere una misura analitica.
L’insieme delle procedure che consentono di ottenere, su un determinato campione, il risultato analitico. Il metodo analitico viene codificato mediante istruzioni scritte, che descrivono i materiali, il procedimento e la strumentazione necessari per ottenere un risultato. è Procedura di misurazione.
METODO DEFINITIVO:
Un metodo che per convenzione, viene assunto in grado di fornire il valore vero. Nel caso di specie molecolari definite il metodo definitivo è quello che, dopo esauriente ricerca e per accordo generale viene considerato ideale sia in termini di è inaccuratezza che in termini di è imprecisione.
METODO D’INACCURATEZZA IGNOTA:
Un metodo analitico la cui è inaccuratezza è ignota.
METODO D’INACCURATEZZA NOTA:
Un metodo analitico per il quale è stata determinata la direzione e l’entità della è inaccuratezza. (questa può essere addirittura uguale a zero).
METODO DEI MINIMI QUADRATI:
Stabilita l’esistenza di una correlazione lineare tra variabile dipendente e variabile indipendente, possiamo usare una tecnica statistica per tracciare la retta migliore passante per le varie coppie di punti (yi, xi). La tecnica in oggetto si basa sulla minimizzazione delle deviazioni sull’asse y: visto che in teoria queste possono anche essere negative, la tecnica minimizza i quadrati delle deviazioni stesse ed è quindi nota con il nome di regressione lineare mediante il metodo dei minimi quadrati. È quindi possibile ottenere la pendenza e l’intercetta dell’equazione della retta. èlinearità
METODO DELL’AGGIUNTA STANDARD:
Aggiunta di una sola concentrazione di analita standard al campione che, mediante semplice proporzione, permette di ricavare la concentrazione incognita se vi è una relazione lineare tra segnale e concentrazione, senza effetti matrice che vengono evidenziati dalle è aggiunte standard.
METODO DELLE AGGIUNTE STANDARD:
Detto anche metodo dell’aggiunta multipla. Consente di verificare se esistono effetti matrice e di calcolare mediante curva di calibrazione la concentrazione incognita di analita. Esso consiste nel dividere il campione reale in q aliquote uguali, aggiungere una concentrazione crescente di standard a q-1 di esse, portare tutte le q soluzioni allo stesso volume con acqua e analizzarle. Se lo standard è abbastanza concentrato è possibile trascurare la diluizione connessa all’aggiunta. Si costruisce quindi la retta di calibrazione riportando sull’asse delle ascisse i valori di concentrazione dello standard aggiunto alle diverse aliquote e assegnando il valore zero all’aliquota in cui è stata aggiunta la sola acqua. La concentrazione incognita del campione originale può essere ottenuta estrapolando la retta di calibrazione fino ad intersecare l’asse delle ascisse (y = 0) (se la suddivisione in aliquote ha comportato una diluizione significativa del campione originale, il valore estrapolato deve essere incrementato opportunamente).
METODO DELLO STANDARD INTERNO:
Sostanza simile all’analita, ma non la stessa, aggiunta al campione per verificare eventuali perdite di analita dovute al trattamento del campione.
METODO DI RIFERIMENTO:
Un metodo di è inaccuratezza nota rispetto al metodo definitivo e che per le sue caratteristiche di maggiore praticabilità, viene utilizzato per il trasferimento dell’accuratezza dal metodo definitivo al è metodo di routine.
METODO DI ROUTINE:
Metodo analitico d’uso corrente. L’accuratezza del metodo di routine è garantita a partire dal metodo definitivo e dal metodo di riferimento attraverso l’utilizzo d’appropriati materiali di calibrazione e di controllo. Il metodo di routine deve fornire il valore vero con un errore contenuto entro limiti prestabiliti.
MISURA:
Informazione costituita da un numero, un’incertezza ed un’unità di misura, assegnata a rappresentare un parametro in un determinato stato del sistema.
MISURANDO:
Particolare grandezza soggetta a misurazione.
MISURAZIONE:
Insieme d’operazioni materiali ed elaborative compiute mediante appositi dispositivi posti in interazione con il sistema misurato, allo scopo di assegnare la misura di una grandezza assunta come parametro di tale sistema. è procedura di misurazione.
MODA:
Valore cui corrisponde il massimo della frequenza.
PERCENTILE
I valori che dividono l’insieme dei dati in cento parti uguali sono detti percentili e vengono indicati con P1,P2….P99. Il cinquantesimo percentile corrisponde alla mediana.
POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO:
Comprende tutti i possibili individui di riferimento (anche un solo individuo).
PRECISIONE:
Grado di concordanza tra misure ripetute. Non ha valore numerico. è imprecisione.
PROCEDURA DI MISURAZIONE:
Insieme d’operazioni, specificatamente descritte, usate nell’esecuzione di misurazioni particolari, in accordo con un determinato è metodo analitico. Una procedura di misurazione è di solito registrata in un documento a volte denominato “procedura di misurazione” (o “metodo di misurazione”), così dettagliato da permettere ad un operatore di eseguire la misurazione senza ulteriori informazioni.
PROVE VALUTATIVE:
["Proficiency testing"] Determinazione delle caratteristiche di analisi del laboratorio, o di un gruppo di laboratori, mediante un confronto interlaboratorio periodico con distribuzione di materiale di analisi apposito (Guida 2 ISO/IEC del 1996). In accordo alla EN 17025:2000 un laboratorio accreditato dovrebbe partecipare regolarmente alle prove di valutazione, in cui i risultati dei campioni, di cui vengono definite oltre al contenuto anche le condizioni di trasporto e stoccaggio, sono trattati statisticamente e raccolti in un grafico.
QUALITÀ Risultato Analitico:
Nel laboratorio di analisi sia chimiche che microbiologiche ci sono 3 differenti mezzi che consentono di arrivare ad ottenere un risultato analitico: utensili, strumenti, apparecchiature.
Il Responsabile della Qualità di laboratorio incaricato di applicare la corrente Buona Prassi di Laboratorio deve eseguire un accurato inventario di tutti i mezzi a sua disposizione per chiarire la distinzione tra utensili, apparecchiature, ed organizzare/ programmare il piano di Controllo di Taratura degli Strumenti ed il piano di Validazione delle apparecchiature. La è validazione deve essere eseguita presso il laboratorio di analisi dove l’apparecchiatura viene utilizzata.
L’utensile è un mezzo che non necessita di specifici controlli e misurazioni e non richiede validazione. Ci si deve preoccupare solo della corretta pulizia, impiego e conservazione. Esempi d’utensili sono le spatole, le ancorette magnetiche, le bacchette d’agitazione, il becco Bunsen, etc.
Lo strumento è un mezzo che rileva una misura fisica e lo esprime con un valore analogico o digitale ma non ha un sistema di controllo od una funzione analitica. Esempi di strumento sono il contasecondi, il temporizzatore, il termometro, l’anemometro, il barometro. Non richiede validazione ma un controllo di taratura iniziale eseguito presso il fabbricante ed un controllo successivo programmato a scadenze fisse.
Anche la vetreria (buretta, pipetta, matraccio) od il materiale in resina plastica graduati, utilizzati per misurare un volume, non richiedono validazione, ma una certificazione iniziale da parte del venditore solo al momento dello acquisto e un controllo (è taratura) a seconda delle necessità.
L’apparecchiatura è un mezzo od un insieme di componenti che determina un processo per produrre un risultato e deve essere sottoposta a procedimento di validazione. Questo processo produce una condizione (ad esempio autoclave, stufa, incubatore, bagnomaria) od esegue una determinazione (ad esempio fotometro, pHmetro).
Rapporto segnale/disturbo:
Misura dell’influenza relativa del disturbo (segnale del fondo) su un segnale di controllo. Questo rapporto rappresenta normalmente la misura del segnale di controllo diviso la deviazione standard del segnale di fondo. è limite di rivelazione; è limite di misurazione quantitativa.
RECUPERO:
Misura dell’inaccuratezza di un metodo mediante aggiunta di analita standard al campione, viene espresso di solito in percentuale rispetto alla concentrazione teorica aggiunta.
REGRESSIONE:
L’analisi della regressione consente di stabilire quale relazione esiste tra le due variabili (confronto di due metodi sugli stessi campioni), in particolare consente di stabilire quale relazione esiste tra le due variabili X (concentrazione) e Y (segnale), considerando X indipendente (e non affetta da errori o che siano trascurabili rispetto ai valori sperimentali di Y) e Y dipendente (con valori sperimentali affetti da errori più grandi di quelli su X).
Una volta determinata l’ equazione della retta interpolante è possibile determinare i valori della variabile Y conoscendo quelli della X. Tale procedimento prende il nome di “regressione” di Y su X.
RESA E RECUPERO DEGLI ANALITI
Per quanto riguarda l’analisi in generale, ma in particolare l’analisi di analiti in tracce, la procedura iniziale di trattamento del campione è molto importante, comprendendo questa l’isolamento, la concentrazione e la pulizia del o degli analiti. Parte dell’analita potrebbe essere perso durante questo processo, durante il quale il campione viene trasformato in un estratto dove l’analita può essere identificato e misurato. In generale, solamente una frazione a sconosciuta del contenuto tdell’analita sarà disponibile per fare la rivelazione o la determinazione quantitativa alla fine del trattamento del campione.
Per una determinazione quantitativa attendibile è necessario conoscere sia la frazione a (conosciuta come resa) sia la èsensibilità h che è il segnale analitico per l’unità di massa dell’analita, misurato nell’estratto finale. Per risolvere tutti questi problemi, l’approccio usuale è di usare il è metodo dell’aggiunta standard, cioè di aggiungere una quantità conosciuta di analita/analiti standard ad una aliquota di campione (arricchito, fortificato, aggiunto o corretto) e di analizzarlo nello stesso momento in cui si fa l’analisi della porzione originale del campione.
Da questa operazione sperimentale il contenuto t dell’analita può essere calcolato senza la conoscenza della resa a dell’analita o della sensibilità h perché si assume che la resa dell’analita presente originariamente nel campione (analita “naturale o nativo o iniziale”) è uguale per i due campioni paralleli.
La resa dell’analita “naturale” e il recupero dell’analita aggiunto al campione sono uguali, sempre che non venga variato il volume del campione, altrimenti bisogna prendere in considerazione tale variazione.
La seconda assunzione è la più difficile da essere verificata e la più difficile da provare sperimentalmente. Molte ragioni possono spiegare perché la resa naturale può differire significativamente dal recupero dell’analita aggiunto. Per iniziare, soprattutto per i composti presenti nelle matrici biologiche, la natura dell’analita iniziale spesso non è esattamente conosciuta.
L’analita iniziale può differire dall’analita aggiunto a causa della formazione di composti già complessi con altre forme di metaboliti. In questi casi l’analita naturale spesso viene localizzato intracellularmente e/o legato ai componenti cellulari, a differenza dell’analita aggiunto. L’analita può anche essere presente in diverse forme isomeriche (trans-cis o chetoenoliche) che possono differire per diverse caratteristiche chimico-fisiche come adsorbimento, volatilità, potenziale oxred, umidità, stabilità (alla luce).A causa di tutte queste variazioni è necessario verificare se la resa nei due campioni, con e senza l’aggiunta, è simile e questo può essere fatto mediante il è metodo delle aggiunte standard.
Un altro metodo che permette di superare le perdite dell’analita dovute al trattamento del campione è il è metodo dello standard interno, consentendo di controllare in maniera indiretta il recupero dell’analita.
RIFERIBILITA’:
(TRACEABILITY, in inglese, proprietà del risultato di una misurazione o del valore di uno standard per la quale esso può essere messo in relazione con determinati riferimenti, generalmente campioni), proprietà che un dispositivo per la misurazione e/o regolazione acquisisce quando viene sottoposto a taratura impiegando misurandi le cui misure sono state assegnate con riferimento a campioni riconosciuti come primari in un determinato contesto. Stabilita la riferibilità, il dispositivo è in grado di produrre misure compatibili con quelle prodotte dai campioni primari.
La riferibilità è assicurata entro una determinata incertezza: quanto più essa è stretta, tanto più è sicuro il confronto dei dati e l’intercambiabilità dei prodotti. Peraltro ogni dispositivo è riferibile a un determinato insieme di campioni riconosciuti come primari, purché si assegni alle misure da esso prodotte una incertezza sufficientemente ampia.
In pratica la riferibilità conferma/certifica la validità della misurazione analitica in un contesto il più ampio possibile nazionale o preferibilmente internazionale. La riferibilità delle misurazioni assicura che un numero il più possibile elevato di stazioni di misurazioni sia in grado di produrre misure tra loro compatibili, assicurando in tal modo una base comune per il confronto dei dati e per lo scambio di prodotti industriali.
La riferibilità di una misura interessa tutti gli stadi della procedura analitica totale (campionamento, frazionamento, misurazione, valutazione dei dati, calcolo del risultato, etc). Di norma la riferibilità è stabilita per mezzo di procedimenti di validità (è validazione) che verificano l’effettiva capacità di produrre dati analitici utili per mezzo della metodologia e procedura utilizzate: il risultato di un test collaborativo inter-laboratorio di validità (è validazione) è la definizione di precisione e accuratezza del metodo in esame.
Il problema della riferibilità si è rivelato più serio del previsto proprio quando si è iniziato ad eseguire test inter-laboratorio su scala internazionale. I risultati hanno dimostrato che in pratica è estremamente difficile controllare sorgenti di errore connesse al campionamento, ad eventuali contaminazioni del campione, alla selettività del metodo utilizzato, etc.
Per citare un esempio relativo a campioni di interesse ambientale, in uno studio di variabilità inter-laboratorio condotto in 18 laboratori qualificati degli USA su campioni contenenti idrocarburi policiclici clorurati nell’intervallo 38-100 ppb, la deviazione standard relativa calcolata dai risultati ottenuti è risultata uguale al 38-64% a seconda dei campioni considerati. In un altro caso, relativo all’analisi di inquinanti organici nelle acque da parte di 5 diversi laboratori, la deviazione standard relativa è salita al 500%.
RILEVABILITÀ:
Capacità di un metodo analitico di evidenziare piccole quantità di un componente. Non ha valore numerico. è limite di rilevazione.
RIPRODUCIBILITÀ E RIPETIBILITÀ:
I due termini sono usati spesso per quantificare la dispersione dei risultati e sono spesso confusi con il termine precisione. In realtà la precisione dipende dal fatto che le misure siano replicate all’interno dello stesso laboratorio o in laboratori diversi e dipende anche dall’intervallo di tempo in cui le misure sono effettuate dall’operatore.
RIPETIBILITÀ: definisce la imprecisione di misure replicate all’interno dello stesso laboratorio in un intervallo di tempo limitato, effettuate dallo stesso operatore con le stesse apparecchiature. La ripetibilità è quantificata come deviazione standard della ripetibilità.
Grado di concordanza tra i risultati di successive misurazioni dello stesso misurando, effettuate nelle stesse condizioni di misura (condizioni di ripetibilità).
Le condizioni di ripetibilità includono:
– la medesima procedura di misurazione
– la ripetizione in un periodo breve
– lo stesso strumento di misura usato nelle stesse condizioni
– lo stesso osservatore
– il medesimo luogo
RIPRODUCIBILITÀ: indica sempre la imprecisione di misure replicate, effettuate utilizzando lo stesso metodo analitico ma in condizioni non identiche (laboratori, operatori e apparecchiature diversi) e normalmente in intervalli di tempo non ristretti. E’ quantificata come deviazione standard della riproducibilità. La quantificazione della riproducibilità implica l’esatta specificazione del sistema sperimentale utilizzato.
S’intuisce che ripetibilità (imprecisione intralaboratorio) e riproducibilità (imprecisione interlaboratori) sono concetti simili ma riferiti a condizioni operative omogenee o eterogenee, rispettivamente.
In generale la ripetibilità è sempre migliore della riproducibilità.
Grado di concordanza tra i risultati di misurazioni dello stesso misurando effettuate variando le condizioni di misura. Una valida dichiarazione della riproducibilità richiede la specificazione delle condizioni che sono variate. Le condizioni che vengono fatte variare possono comprendere:
– principio della misurazione
– osservatore
– campione (standard) di riferimento
– condizioni d’uso
– metodo di misurazione
– strumento di misura
– luogo
- tempo
RISULTATO:
Valore finale ottenuto per una grandezza misurata con un metodo analitico; comprende anche le valutazioni di laboratorio.
RISULTATO ABERRANTE (DATO, VALORE ABERRANTE):
Risultato che in un insieme di risultati, si discosta dagli altri in misura tale da rendere assai improbabile la sua appartenenza all’insieme stesso.
ROBUSTEZZA:
Misura della capacità di un metodo d’analisi a rimanere inalterato in seguito a piccole ma deliberate variazioni dei parametri del metodo stesso, al fine di dare indicazioni sull’applicabilità del metodo durante il normale uso.
SBAGLIO:
Accidente tecnico (è errore grossolano). Gli sbagli sono legati prevalentemente all’organizzazione (esempi di sbagli in chimica clinica possono essere l’errata trascrizione di un dato numerico, l’utilizzo di un reagente scaduto, lo sbaglio nell’identificazione del campione). Contrariamente a quanto avviene per gli errori, gli sbagli si possono evitare operando con cura, e migliorando il sistema organizzativo. Contrariamente a quanto avviene per gli errori non è possibile fissare un livello di tolleranza per gli sbagli, cioè definire una percentuale ammissibile di sbagli: semplicemente, gli sbagli per definizione non si devono verificare.
SCALA CONVENZIONALE DI RIFERIMENTO:
Per particolari grandezze di un determinato tipo, una serie di valori preordinati, continui o discontinui definita per convenzione come riferimento per classificare grandezze del medesimo tipo in ordine crescente o decrescente.
Esempi: la scala di durezza di Moss, la scala del pH in chimica, la scala dei numeri d’ottano per i carburanti.
SCARTO:
Differenza tra il valore ed il suo valore di riferimento.
SELETTIVITÀ:
La selettività di un metodo analitico indica quanto il metodo stesso sia libero da interferenze causate dalle altre specie presenti nella matrice del campione.
Sfortunatamente, nessun metodo analitico rimane imperturbato, in qualche misura, dalle altre specie presenti: bisogna invece prendere frequentemente delle precauzioni per minimizzare gli effetti di queste interferenze.
È possibile definire e calcolare dei coefficienti di selettività che sono cifre di merito utili per descrivere la selettività dei metodi analitici. I coefficienti di selettività possono variare da 0 (nessuna interferenza) fino a valori ben superiori all’unità e sono negativi quando l’interferenza causa una riduzione del segnale dell’analita. I coefficienti di selettività non sono largamente usati se non per caratterizzare le prestazioni degli elettrodi a membrana.
SENSIBILITÀ:
Riferita ad un metodo analitico, la sensibilità è il rapporto tra la variazione del segnale (strumentale) e la variazione della concentrazione dell’analita. In pratica la sensibilità misura la pendenza della retta di calibrazione.
y = mx + q ¸ Se = m[C] + Sb
dove m è la sensibilità = Variazione Segnale/Variazione Concentrazione = DSe / D[C]
Se = segnale analita
Quando due metodi hanno la stessa imprecisione, sarà più sensibile quello con la retta di calibrazione più ripida. Come corollario a questa definizione, se due metodi presentano rette di calibrazione di uguale pendenza, risulterà più sensibile quello con la minore imprecisione.
SENSIBILITÀ ANALITICA:
La sensibilità di calibrazione come cifra di merito presenta lo svantaggio di non prendere in considerazione uno dei due fattori che determinano la sensibilità, e cioè la inprecisione.
La sensibilità analitica è il rapporto tra la sensibilità (sopra definita) e la deviazione standard del segnale alla concentrazione d’interesse:
Sensibilità Analitica = Sensibilità (m) / Deviazione Standard (s)
In questa definizione m rappresenta di nuovo la pendenza della curva di calibrazione e s la deviazione standard dei segnali.
La sensibilità analitica offre il vantaggio di essere relativamente insensibile ai fattori d’amplificazione e dell’unità di misura del segnale. Per esempio un aumento di un fattore cinque del guadagno di uno strumento produrrà un aumento di cinque volte sul valore di m. Questo aumento sarà di norma accompagnato da un corrispondente aumento di s, mantenendo la sensibilità analitica più o meno costante.
Un secondo vantaggio della sensibilità analitica è che risulta indipendente dall’unità di misura di s.
Uno svantaggio della sensibilità analitica è che risulta spesso dipendente dalla concentrazione in quanto s varia spesso con la concentrazione. La sensibilità analitica può variare al variare della concentrazione anche nel caso in cui la pendenza è costante (cioè nel caso di un diagramma di calibrazione lineare) in quanto ladeviazione standard può variare con la concentrazione. La sensibilità analitica non è raccomandata dalla IUPAC (Compendium of Analytical Nomenclature: Definitive Rules 1997, Chapter 18, page 25).
SENSIBILITÀ CLINICA DI UN TEST:
Incidenza dei risultati positivi (veri positivi) ottenuti applicando il test a pazienti ammalati; viene espressa in percento. Riferita a un test diagnostico per una data malattia la sensibilità è la percentuale dei soggetti malati in cui il test è positivo. Un test ideale ha una sensibilità del 100% (è positivo in tutti i malati).
SERIE ANALITICA:
Insieme di misure eseguite in un’unica tornata i cui risultati vengono calcolati in base a uno o più standard di calibrazione.
SISTEMA ANALITICO:
L’insieme della strumentazione, dei materiali di calibrazione e dei materiali di controllo con i quali è possibile produrre e riprodurre un determinato risultato analitico.
SISTEMA INTERNAZIONALE DI UNITà (Unità SI):
Unificazione a livello internazionale della nomenclatura e della simbologia delle grandezze e delle unità; il sistema SI è costituito da sette grandezze e relative unità fondamentali che coprono le necessità della chimica e della fisica o da grandezze derivate ottenute dal prodotto o dal quoziente di una o più grandezze fondamentali.
Le grandezze fondamentali sono: lunghezza, massa, tempo, intensità di corrente elettrica, temperatura termodinamica, intensità luminosa, quantità di sostanza e le relative unità: metro, kilogrammo, secondo, Ampere, Kelvin, candela, mole.
OGGETTO DI RIFERIMENTO:
Un individuo scelto secondo criteri definiti di volta in volta e riferiti alla razza, al sesso, alle condizioni fisiologiche, allo stato di salute o di malattia, ecc., cosi che possa fungere da riferimento in quella particolare situazione.
SOLUZIONE DI CONTROLLO:
è materiale di controllo.
SOLUZIONE STANDARD PRIMARIA:
è materiale di calibrazione primario.
SOLUZIONE STANDARD SECONDARIA:
è materiale di calibrazione secondario.
SPECIFICITÀ:
Riferita ad un metodo analitico, la specificità è la capacità del metodo di determinare esclusivamente il componente o i componenti che si debbono misurare. Non ha valore numerico. è valutata in base alle informazioni disponibili sui componenti che contribuiscono al risultato, e al grado con cui essi vi contribuiscono.
Capacità di un metodo di misurare solo il o i componenti desiderati.
SPECIFICITÀ CLINICA DI UN TEST:
Incidenza di risultati negativi ottenuti applicando il test nei soggetti sani veri negativi; viene espressa in percento. Riferita a un test diagnostico per una data malattia, la specificità è la percentuale di soggetti sani in cui il test è negativo. Un test ideale ha una specificità del 100% (è negativo in tutti i sani).
STANDARD:
Nell’ambito scientifico e tecnologico il termine “standard” è usato con due differenti significati: sia con il senso di documento informativo tecnico, specificazione, raccomandazione tecnica o documento simile (in italiano “norma”), sia come campione (standard) di misura. In questo glossario, il termine è inteso esclusivamente con il secondo significato e la specificazione di “misura” viene generalmente omessa per brevità.
Materiale o soluzione con il quale viene confrontata la misura sul campione incognito per determinare la concentrazione. è materiale di calibrazione.
STANDARD (DI MISURA):
Campione d’unità di misura, materiale di riferimento o sistema di misura, inteso a definire, realizzare, conservare e riprodurre un’unità o uno o più valori di una grandezza che serve come riferimento.
STANDARD (DI MISURA) INTERNAZIONALE:
Campione riconosciuto in conformità ad un accordo internazionale all’attribuzione di valori d’altri campioni della grandezza interessata.
STANDARD (DI MISURA) NAZIONALE:
Campione riconosciuto in conformità ad una decisione nazionale, da utilizzare, in uno Stato, come base per assegnare valori ad altri campioni (standard) della grandezza interessata.
STANDARD INTERNO:
(è metodo dello standard interno). Sostanza che viene aggiunta in quantità nota ad una soluzione o ad un campione per ottenere una migliore accuratezza.
STANDARD DI LAVORO:
Campione che è usato abitualmente per calibrare o controllare misure materiali, strumenti di misura o materiali di riferimento.
STANDARD PRIMARIO:
Sostanza chimica di composizione nota e di purezza elevata, adatta per la preparazione di una soluzione standard primaria.
Campione che è stato designato o riconosciuto con ampio consenso come rappresentante delle più elevate qualità metrologiche ed il cui valore è accettato senza riferimento ad altri campioni della medesima grandezza. è Materiale di calibrazione primario.
STANDARD DI RIFERIMENTO:
Campione che generalmente possiede le qualità metrologiche migliori disponibili in un determinato luogo o in una determinata organizzazione, dal quale sono derivate le misurazioni compiute.è Materiale di riferimento.
STANDARD SECONDARIO:
è materiale di calibrazione secondario.
Campione il cui valore è assegnato per confronto con un campione (standard) primario della medesima grandezza.
TARATURA:
Uso di standard fisici per il controllo, verifica delle metodiche/strumentazioni necessarie all’analisi; esempio: determinazione dell’accuratezza degli indici graduati su dispositivi volumetrici, attraverso pesata di volumi d’acqua misurati, o determinazioni dell’accuratezza di pesi per confronto con altri il cui valore è conosciuto con un alto grado di accuratezza. Taratura è diverso da è calibrazione.
TEST Q
Test che consente di eliminare valori che si discostano daIl’insieme dei dati sperimentali ottenuti, facendo uso di apposite tabelle a livelli di significatività prefissati e del rapporto (Q) tra divario e intervallo.
TEST t
Il t test o di Student (pseudonimo di W.S. Gossett) consente di trattare e confrontare un piccolo o piccoli insieme di dati per ricavarne la significatività in relazione al livello di probabilità (p) e ai è gradi di libertà (n). Tali valori di t sono riportati in apposite tabelle da cui si possono ricavare e confrontare in funzione di p (probabilità) e n. Se tcalc > ttabulato la differenza tra i due parametri in esame è significativa, cioè sono statisticamente diverse, al livello di probabilità prescelto. Se tcalc < ttabulato i due parametri sono la stessa cosa, i valori numerici sono diversi solamente per gli errori presenti.
TEST VARIANZA o TEST F
Test che consente di verificare se due metodi che devono essere confrontati con il è t Test rappresentano la precisione del campione e quindi se hanno la stessa imprecisione, cioè le stesse deviazioni standard. Si utilizza il rapporto delle varianze (s2) dei due metodi (Fsper = s12/s22) e lo si confronta con un valore tabulato (Fcritico) ad un determinato livello di significatività. Se Fsper >Fcritico la differenza tra le due deviazioni standard è significativa, cioè l’imprecisione non è la stessa e possono essere presenti errori sistematici.
TRACCIABILITA’ e RINTRACCIABILITA’:
Tracciabilità e rintracciabilità sono molto importanti per la sicurezza alimentare. La rintracciabilità significa avere la possibilità ripercorrere il processo produttivo a ritroso dal prodotto finito fino all’origine della materia prima. La tracciabilitàè il percorso inverso: seguire il processo produttivo delle materie prime fino al prodotto finito.
TRASCINAMENTO:
Influenza di un campione sul successivo (nella letteratura inglese “carry-over”). In italiano è possibile utilizzare anche I’espressione “interazione tra campioni”.
VALIDAZIONE:
La validazione può non avere solo lo scopo di garantire un corretto funzionamento al fine di un corretto risultato analitico (ad esempio la cappa a flusso laminare per test di sterilità), ma anche e principalmente quello di garantire la sicurezza degli operatori di laboratorio (ad esempio la cabina di sicurezza microbiologica).
VALORE:
(Di concentrazione o altri tipi di grandezza, nei materiali di calibrazione, nei campioni di controllo, eccetera). Occorre dichiarare sempre il metodo con il quale è stato ottenuto il valore. II termine è impiegato in numerose espressioni, come ad esempio èvalore aberrante, è valore assegnato, è valore certificato, è valore definitivo, èvalore del metodo di riferimento, è valore dichiarato, è valore vero.
VALORE ABERRANTE:
è risultato aberrante.
VALORE ASSEGNATO:
Valore assegnato, o arbitrariamente (ad esempio per convenzione), o in base a una serie di misure aventi accuratezza nota o ignota (ad esempio in assenza di un metodo di riferimento riconosciuto).
VALORE CERTIFICATO:
Valore certificato da un organismo ufficiale, secondo i criteri stabiliti dall’organismo stesso.
VALORE DEFINITIVO:
Valore assegnato ad un materiale mediante un è metodo definitivo: rappresenta la migliore stima disponibile del è valore vero.
VALORE DEL METODO DI RIFERIMENTO:
Valore assegnato ad un materiale mediante un è metodo di riferimento: rappresenta una stima del è valore vero di qualità lievemente inferiore a quella fornita dal èmetodo di definitivo.
VALORE DICHIARATO:
Valore senza certificazione ufficiale.
VALORE DI RIFERIMENTO:
Valore che fa parte di un insieme di dati utilizzati per calcolare gli intervalli di riferimento. Non va confuso con il è valore del metodo di riferimento.
VALORE MISURATO:
Sinonimo di è valore sperimentale.
VALORE PREDITTIVO DI UN TEST POSITIVO:
Rapporto fra i risultati veri positivi e tutti i risultati positivi veri più falsi ottenuti applicando il test ad una popolazione mista (individui sani e ammalati): è espresso in percento.
VALORE SPERIMENTALE:
Valore numerico ottenuto mediante un procedimento di misura.
VALORE VERO:
Valore che si otterrebbe nel corso di una misura, se il procedimento di misura non fosse affetto da errori (è inaccuratezza).
VALORE VERO CONVENZIONALE:
è per convenzione, la migliore stima disponibile del valore vero, fornita dai valori del è metodo definitivo; un’approssimazione di qualità lievemente inferiore è fornita dai valori del è metodo di riferimento.
VALUTAZIONE ESTERNA DELLA QUALITÀ:
Procedura che utilizza, ai fini del è controllo di qualità i risultati di laboratori che, in un’area geografica più o meno estesa, analizzano materiali di controllo appositamente distribuiti. La valutazione esterna della qualità consente di ottenere una misura dell’efficacia delle procedure di controllo di qualità adottate.
· Verifica ispettiva (“Audit”) esterna e misure di verifica rispetto a standard (“Benchmarking”).
VARIANZA:
deviazione standard elevata al quadrato (s2), o meglio:
[å(xi – X)2]/(N-1)
Utilizzata nel è Test F.
VEQ:
Sigla utilizzata per indicare la è valutazione esterna della qualità.
Fonte: http://bomet.fci.unibo.it/girotti/Socrates/didattica/fileslucidi/glossario%20analitica.doc
link sito web: http://bomet.fci.unibo.it/girotti/
Autore del testo: Prof. Stefano Girotti