Ci sono funghi e funghi
Il regno dei funghi comprende più di 100.000 specie, dagli organismi unicellulari a quelli più complessi visibili a occhio nudo. Nel ’700 Linneo li aveva accorpati al regno delle piante, ma già un secolo dopo si erano guadagnati una nicchia separata grazie alla loro unicità.
Perché in natura esistono funghi nocivi? “Le micotossine, sostanze tossiche per uomo e animali, sono un prodotto del metabolismo secondario e, quindi, al contrario dei prodotti del metabolismo primario (proteine, zuccheri, grassi, etc.), non sono essenziali per la crescita e lo sviluppo dei funghi”, spiega Antonio Moretti, dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa) del Cnr di Bari. “Alcune di esse, in particolare quelle prodotte dai funghi macroscopici quali ‘Amanita phalloides’ e ‘Amanita virosa’, sono responsabili dei più frequenti avvelenamenti mortali da funghi nell’uomo. I livelli di tossicità presenti possono provocare da un lieve problema digestivo o allergico, ad allucinazioni, fino a gravi danni di organi (spesso il fegato)”.
Per dare una spiegazione esaustiva bisogna scomodare l’ecologia. “I funghi non vivono isolati, ma interagiscono da sempre con l’ambiente circostante in cui esiste una quantità innumerevole di altri organismi vitali (altri funghi microscopici, batteri, insetti, acari, e animali di piccola e grande taglia etc.) potenzialmente interessati a nutrirsi dei succosi carpofori fungini, cioè dell’insieme del gambo e del cappello”, continua il ricercatore. “La produzione di tali tossine, dunque, potrebbe essere stato uno strumento con cui i funghi si sono difesi dalle minacce dell’ambiente in cui crescono e con il quale, dunque, tengono lontani i predatori”.
Ma anche l’evoluzione entra in gioco. “Serve a spiegare per quale ragione i funghi commestibili, come l’’Agricus campestris’ o il Prataiolo, non possiedono alcuna ‘arma’ pericolosa”, precisa Moretti. “In origine, esisteva un solo fungo ‘progenitore’ che poteva possedere o meno queste armi letali. Con la differenziazione delle varie specie, alcune di esse a causa dell’ambiente in cui si sono sviluppate sono diventate velenose, dotandosi, attraverso mutazioni, del patrimonio genetico necessario a produrre le micotossine”, conclude Moretti. “Le specie eduli invece non si sono mai dotate di queste ‘armi’. Oppure, durante la loro storia evolutiva, potrebbero avere deciso di perdere la capacità di produrre sostanze velenose perché troppo dispendioso rispetto ai vantaggi che ne potevano derivare”.
Anna Maria Carchidi