Come dovrebbe essere e com’è invece la pubblicità alimentare
Pubblicato da Redazione Il Fatto Alimentare il 24 gennaio 2013
La pubblicità è il più importante mezzo di comunicazione a disposizione delle aziende alimentari per fare conoscere i loro prodotti: attraverso di essa possono mettere in evidenza gli aspetti salienti che caratterizzano tali prodotti in termini di qualità nutrizionale e di sicurezza alimentare. In un articolo dal titolo La comunicazione commerciale dei prodotti alimentari. Considerazioni critiche, pubblicato sulla rivista ALIMENTA, ci siamo soffermati sul tema, evidenziando il rapporto tra l’evoluzione dei consumi e l’invadenza della pubblicità nel campo del food.
Le campagne pubblicitarie rappresentano un’occasione molto importante di contatto tra i cittadini e il mondo della produzione e andrebbero sfruttate anche come momento di formazione; purtroppo, sono spesso utilizzate come strumento di concorrenza tra le varie aziende alimentari, spinte dalla sola necessità di “piazzare” i loro prodotti. Per raggiungere questo obiettivo le aziende non esitano ad utilizzare tutti i mezzi che il mondo della comunicazione mette a loro disposizione, aiutati da professionisti che riescono a sviluppare campagne molto attraenti ed efficaci nel trasferire ai cittadini le informazioni più utili alle finalità dell’impresa.
I mezzi utilizzati sono molteplici e vanno da semplici messaggi a “minispettacoli” con protagonisti famosi (sportivi, attori, scienziati…) per catturare l’attenzione dei cittadini. I messaggi inviati sono di volta in volta suadenti o aggressivi, sintetici o prolissi, espliciti o subliminali, ma spesso anche ingannevoli. Spesso alcuni alimenti sono presentati come particolarmente utili per la salute, anche se hanno un valore calorico molto elevato; altre volte si mette in evidenza soltanto il piacere collegato al bere o mangiare un certo cibo. Altri esaltano improbabili proprietà simili a quelle dei farmaci. Così, anche grazie alla reclame, si rischia di fare confusione tra sicurezza degli alimenti e qualità organolettica, confidando sulla partecipazione agli spot di questo o quel testimonial. Questa situazione crea disorientamento e non si può escludere che contribuisca a disinformare i cittadini sul modo coretto di alimentarsi.
C’è di più: la pubblicità ha dei costi che possono essere molto elevati. Il primo passo per rimediare ad alcune inefficienze dell’attuale sistema consiste nell’aumentare la sensibilità della cittadinanza sul tema.
Per questo motivo ci auguriamo che i futuri governanti, partendo anche dalle numerose segnalazioni che arrivano agli sportelli della nostra associazione, intervengano per arginare le attuali mancanze del mercato. È evidente la necessità di tutelare gli interessi delle aziende, ma nello stesso tempo le campagne promozionali dovrebbero avere contenuti in grado di fornire elementi utili a informare i cittadini, educandoli a comportamenti alimentari che tutelino la loro salute.
Massimiliano Dona, Agostino Macrì (Unione Nazionale Consumatori)