Come impostare una relazione scritta di laboratorio
Adesso introduciamo alcune considerazioni che, in questa stagione, possono servire anche per i materiali da presentare all’esame, “tesine” o simili.
Siamo arrivati all’ultima pagina. Molti son pronti a usare la famosa, famigerata parola. Conclusioni.
Beh, certo, dopo tutto questo lavoro vuoi non mettere delle conclusioni?
Forse, ma a qualche condizione. Che siano davvero concludenti, per esempio.
Abbiamo confrontato la presentazione del lavoro (erroneamente “scopo”) con i buoni proponimenti della letterina per babbo Natale.
Le ultime righe, magari orrendamente prolisse, tendono di più al tono autoflagellatorio di un marito da soap-opera che cerca di farsi perdonare dalla moglie tradita (pur sapendo che la tradirà di nuovo nella puntata successiva).
Possiamo provarci? “…l’esperienza non è venuta pienamente bene perché non siamo riusciti a trovare i risultati che ci aspettavamo in base a quanto ci è stato detto dal prof, questo perché abbiamo commesso molti errori a causa della nostra disattenzione e non abbiamo seguito le indicazioni del libro di testo, del resto si sa che noi ragazzi siamo discoli e disattenti, abbiamo perso una grossa occasione ma ci auguriamo che, la prossima volta, se seguiremo meglio le indicazioni date dei nostri insegnanti sapremo…”
Il guaio è che, quando correggo sproloqui simili, non posso scrivere quel che vorrei. Un prof certe cose non le dice. Purtroppo.
Stiamo lavorando su qualcosa di scientifico-tecnico! Non deve essere come nel tema di certi insegnanti di italiano di una volta: guai a chiuderlo senza un paragrafo zuppo di retorica con le tue nobili idee ed i tuoi alti princìpi. Dei quali, una volta visto il voto, non ve ne interessava più nulla, né a te né all’insegnante, e men che meno quel che avevi scritto ti avrebbe cambiato la vita.
Se stiamo imparando a lavorare in modo scientifico e tecnico, ogni conclusione può (deve?) essere il punto di partenza per il lavoro successivo, ogni passo fatto può essere il primo di un lungo viaggio. I passi in una direzione sbagliata o non voluta ci fanno scoprire qualcosa di inaspettato, e non è sempre un burrone. Mentre da un lavoro “che è venuto” come ce lo aspettavamo, non è detto che impariamo qualcosa, se non potremo o non sapremo dargli qualche tipo di seguito. Quando poi le conclusioni di tutte le relazioni consegnate dalla classe si somigliano troppo, meglio preoccuparsi.
Se proprio ci pare brutto consegnare una relazione che non contenga delle “conclusioni”, limitiamoci ad elencare sinteticamente i punti salienti di quel che abbiamo capito, di quel che abbiamo capito di non aver capito, e di come riteniamo si possa proseguire il lavoro. Ma anche no. Almeno, non saranno sconclusioni.
E finalmente la prima bozza della relazione è pronta. Rileggiamola cercando gli elementi di base della grammatica di una comunicazione scientifica.
Fonte: Didattica Chimica