Latte cancerogeno?
Latte cancerogeno? Questo è allarmismo. Il comportamento dei media sulla vicenda Cospalat non aiuta nessuno, nè consumatori nè produttori.
La maggior parte dei quotidiani ha pubblicato un lungo articolo sul latte cancerogeno commercializzato in diverse regioni del nord da una banda di adulteratori scoperta dai Nas in provincia di Udine. Supportata dal Consorzio Cospalat questo folto gruppo di persone aveva messo a punto una delle tante frodi commerciali che si registrano in Italia. Fortunatamente dal comunicato stampa dei Nas, sembrerebbe che la truffa non abbia avuto ripercussioni sulla salute dei consumatori. La banda infatti diluiva latte ad elevato contenuto di aflatossine con partite regolari in modo tale da mantenere i valori entro i limiti di legge e poter commercializzare il latte “aggiustato”. In altre parole adulterazioni fraudolente, grandi affari ma nessun pericolo per la salute. Questa conclusione non viene percepita leggendo gli articoli dei quotidiani che focalizzano l’attenzione su tre parole magiche latte, aflatossine e cancerogeno e qualcuno avanza l’ipotesi di eventuali problemi per i bambini, insomma un prospetto preoccupante scollegato dalla realtà
Questo modo di fare informazione quando si parla di alimenti è deleteria. Sostenere che le aflatossine sono cancerogene è vero, dire che le aflatossine erano nel latte sequestrato dai Nas a Udine e in altre Regioni è vero, ma bisogna precisare che la loro presenza nel latte è ammessa dalla legge entro un limite massimo. Sotto questa soglia tali quantità non sono ritenute pericolose. Un test di Altroconsumo condotto nel 2012 e nel 2013 su 42 marche di latte non ha riscontrato campioni fuori legge. L’operato dei Nas contro la banda di furbetti di Udine è lodevole, ma qual è la necessità da parte dei giornalisti di tanto allarmismo per i consumatori con articoli che parlano di latte cancerogeno. C’è da chiedersi invece perchè di fronte al problema molto più serio degli allevatori di bovini che utilizzano sostanze anabolizzanti vietate per ingrassare in modo artificioso la bistecca, nessuno scrive nulla. Eppure le analisi e i riscontri sono firmati da un laboratorio collegato direttamente con il Ministero della salute.
Pubblicato da Roberto La Pira il 28 giugno 2013
Fonte: Il Fatto Alimentare